Impegno rinnovato con Voi lettori anche per il 2022, per cui dovrete sopportarmi ancora per un intero anno di enduro. Ma torniamo a parlare dell’anno appena concluso, quando in autunno, periodo ottimale, ho condiviso con alcuni amici, diverse uscite enduristiche. Resterà indimenticabile quella con Fulvio Vanetti, collaboratore di Endurista Magazine e il suo gruppo, erano anni che non spingevo così tanto la moto e rientravo con il buio.
Questi “tribolamenti” sono gli ingredienti giusti per una giornata intensa e anche un’occasione per ammirare luoghi fantastici. Altra bellissima uscita è stata quella con il Colonnello Andrea nei pressi di Bagno Di Romagna, guidati da Rodolfo di Endurista Magazine, un vero esperto della zona e anche in questo caso qualche spintarella è stata d’obbligo.
L’autunno, complici le foglie cadute e l’umidità, rende generalmente più impegnative le uscite in moto. Con il noto Primo Violino, Luca Aretini e gli amici di Sigillo invece, ho guidato la mia KTM EXC 450 Six Days, su percorsi più scorrevoli e quindi dal chilometraggio maggiore, toccando luoghi di rara bellezza e molto suggestivi per via delle alte quote.
Luogo comune di tutte le uscite è il must che predico ad ogni compagnia di enduristi con cui esco, ovvero, avere il “dovere etico e morale” di includere sempre una sosta nei bar, almeno quelli situati nei paesini più sperduti, in modo da portare economia anche nei periodi meno frequentati. Sostenere le attività in luoghi remoti (che sono spesso a rischio chiusure) aiuta la continuità operativa e può tornare utile anche a noi, avere un riferimento pubblico in caso di emergenza, quindi ricordate e passate parola!
E proprio in un’osteria sperduta tra i monti, in occasione della sosta, mi hanno chiesto quale pilota ho più temuto nel corso della mia carriera agonistica. Considerando che la mia carriera è stata piuttosto lunga e ho gareggiato in varie specialità, ho avuto temibili avversari. Potete immaginare che correndo a così alti livelli sia davvero difficile potersi confrontare con piloti scarsi.
Ho avuto avversari che sono stati temibilissimi nei campionati Nazionali e invece meno incisivi nel Campionato del mondo. Comunque uno su tutti è stato Giorgio Grasso. Giorgio era fortissimo nelle linee (enduro test) proprio il tipo di Speciali che preferivo e dove potevo esprimermi al meglio. Misurarsi con uno come lui fu molto complicato. Ricordo che affrontavo il test a più non posso, e quando Fausto, cronometrista della Farioli, mi comunicava che “ne avevo presi due” (secondi) mi smontavo moralmente.
Poi nel corso del giro pensavo e ripensavo dove avrei potuto “rimediare” almeno tre secondi per poterlo battere. Ovviamente ogni tanto era lui a inseguire me, e nonostante Giorgio fosse forte an- che nei fettucciati, non mi preoccupava tanto come nelle linee. Discorso contrario invece fu con Stephane Peterhansel.
Nelle linee, specialmente quelle più rischiose, non mi impensieriva più di tanto. Sarebbe stato strano visto che era imbattibile in una gara come la Dakar, eppure quando c’era da rischiare “a me veniva meglio”.
La sua guida “fina” ha sempre fatto una grande differenza sul prato bagnato, a differenza della mia che era irruenta in quanto forgiato nella Bergamasca dove i prati d’erba e fango non sono così soventi. Ricordo che all’entrata del test lo lasciavo entrare per primo e spesso vedendolo curvare, entravo convinto che il prato tenesse. Invece tra derapate, controsterzi e con il davanti che andava dove voleva mi martellava di brutto!
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