A settembre non sono voluto mancare alla ISDE per vedere i piloti Italiani della nuova generazione in azione e per la consegna ufficiale, organizzata dalla FMI, del Trofeo Vintage vinto nel 2019. Opportunità da non perdere anche per rivedere e salutare amici provenienti da paesi lontani. Insomma, diversi buoni motivi per esserci. Iniziando proprio dai piloti Italiani, che rappresentavano la Maglia Azzurra, ho visto un ottimo livello con velocità e tecnica davvero sorprendenti e, sono doverosi i complimenti per la bellissima vittoria dei giovani nel Vaso (che assicurano un futuro roseo per la Specialità) e di quella del Trofeo, che confermano l’ottimo livello dei nostri portacolori a livello mondiale.
Un eccezionale risultato che, unito alla vittoria nel Motocross delle Nazioni, porta la nostra Federazione ad essere nel fuoristrada la più quotata a livello internazionale, appagando gli sforzi e gli investimenti fatti regolarmente nel corso degli anni. Anche al “nuovo mondo” delle moto d’epoca (che sta riscuotendo un grande successo) la FMI è attenta e presente.
Non ha infatti dimenticato la vittoria del 2019 convocandomi insieme a Passeri e Rinaldi, per la consegna del Trofeo Enduro Vintage poiché non era pronto al termine della manifestazione portoghese.
Così, sia il Presidente FMI Giovanni Copio- li, che il Presidentissimo FIM Jorge Viegas, nei loro rispettivi discorsi hanno elogiato le nostre gesta del passato e le più recenti nel neonato campionato a squadre. Leggere i nostri tre nomi stampati sul Trofeo Vintage (come del resto avviene sul Trofeo ISDE) è stato bello ed emozionante; certo però non tanto come le quattro volte in cui l’ho fatto scrivere su quello vero! Alla ISDE c’è stata anche la presentazione della nuova squadra 2021, formata da Pellegrinelli, Grasso e Tortoli, che difenderanno i colori dell’Italia all’Isola d’Elba, (quando leggerete, saprete già com’è andata).
L’annuncio della nuova squadra ha “scatenato” la curiosità degli appassionati, per cui in molti mi hanno chiesto per quale motivo non mi fossi ripresentato quest’anno a farne parte.
Semplice, non è più mia intenzione ritornare a gareggiare in quanto non mi interessa più. La volta scorsa come già detto, ho partecipato per fare una “bighellonata” con Passeri e Rinaldi e dopo aver avuto un passato professionistico con numerosi successi, mi ritengo già appagato. Altra insistente domanda nel corso della 6 Giorni dell’Oltre Po’, era come mai non corressi anch’io, visto che il mito della Regolarità, Alessandro “Franco” Gritti era nelle le tra i partenti!
Il motivo l’ho già scritto sopra e aggiungo che se si vuol gareggiare è fondamentale essere in forma, preparati ed allenati, soprattutto per evitare infortuni.
Mi rendo conto che con l’avanzare della età, mi è rimasta nella testa solo “l’idea” di come andare forte, mentre il corpo non ha più la stessa reattività. Gritti è un caso unico in quanto anche nel dopo professionismo non si è mai fermato con le gare e tantomeno con gli allenamenti, trovando evidentemente le motivazioni nel corso degli anni. Parlando di Gritti sorrido in quanto capita che gli appassionati cerchino spesso di farci dire chi sia stato il migliore tra me e lui. Ogni volta lui dice che sono io ed io dico che è lui. In verità siamo due piloti bravi ma di diverse generazioni.
Lui ha abbracciato un determinato periodo nei momenti d’oro della Regolarità, trasmettendo la passione a diverse generazioni, incluso me. Nello scaffale della mia scuola elementare c’era la sua fotografia in un salto e non passava giorno senza che la guardassi. Poi negli anni ho avuto modo di correre contro di lui e, nonostante la differenza di età, mi è sempre arrivato davanti. Quando poi ho iniziato a vincere, lui aveva già chiuso con i campionati Senior, quindi non c’è mai stato uno scontro diretto. Facendo però i “calcoli” sui risultati conseguiti, forse ne ho qualcuno in più. Gritti però, con i suoi Titoli Italiani nel Motocross, mi fa ritenere che sia lui il mito Italiano del nostro sport!
BOLMAN
Come già detto molte volte, trovo che la 6 Giorni sia la manifestazione di enduro “veramente mondiale”, infatti lo conferma il numero di piloti provenienti dai diversi paesi, con relativa stampa che ne tratta l’argomento ottenendo una vasta risonanza mediatica.
Inoltre è una manifestazione che conserva la filosofia originale della specialità, dove il pilota deve essere anche il meccanico della propria moto nei tempi concessi. Per di più le tante ore in cui si sta in sella nel corso della gara, richiedono che le condizioni mentali siano al massimo oltre a prestare attenzione nella guida per salvaguardare il mezzo meccanico, che ricordo, è vero che si può riparare, ma ha parti punzonate che non si possono sostituire.
Insomma una gara già di per sè impegnativa e nonostante tutto, ci sono piloti che la vogliono s dare con mezzi altrettanto impegnativi, interpretandola in un modo che forse ricalca l’originalità dell’ISDE dei decenni passati.
Grande interesse ha suscitato il team BolMan alla guida di vecchi bicilindrici (di cui leggerete l’articolo su Endurista numero 73) dove la sfida è stata quella di tentare di terminare la gara e ambire ad ottenere la Medaglia.
Un fatto interessante che ho notato è che con il passaggio di tante moto ad un certo punto l’interesse sulla gara affievolisce. Al passaggio dei BolMan invece, lo spettatore viene attirato ed incuriosito dal rombo dei bicilindrici, dalla particolarità delle moto e dallo stile di guida e l’interesse si riaccende.
La reazione del pubblico è quella di sostenere i piloti con un tifo diverso da quello dei campioni che puntano alla vittoria, con un tifo più caloroso e che vuole trasmettere coraggio incitando alla perseveranza. Insomma i BolMan hanno dato spettacolo, diventando “un’attrazione” unica e particolare. Grandi!
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